venerdì 21 aprile 2017

Abolizione del Parco Montemarcello Magra: una provocazione inutile!

Tutta la classe politica dirigente del nostro territorio, tranne rare eccezioni, ha fatto diventare i parchi dei postifici di politici trombati, ha tagliato i fondi da sempre, hanno trasformato i parchi in versioni  povere di un ente di secondo grado e questo a prescindere dalle competenze tecniche che ci sono nei parchi compreso quello del Magra a cominciare dal suo nuovo Direttore.

Hanno in sostanza stravolto il senso di un parco che deve essere quello di un soggetto amministrativo ad elevata specializzazione tecnico scientifica, con una rilevante indipendenza dalle strutture di derivazione politico rappresentativa. L’Ente Parco quindi deve perseguire la finalità di conservazione/valorizzazione del patrimonio naturale, non attraverso un processo di mediazione politica ma all’interno di un sistema di procedure e strumenti di gestione il più possibile oggettive e scientifiche attuate attraverso responsabilità tecniche precise e trasparenti.

Eppure la governance del parco in chiave di tutela antropologica e non solo naturalistica c’è eccome basterebbe applicare la legge vigente

UNA MODERNA GOVERNANCE DEL PARCO SECONDO LA VIGENTE LEGISLAZIONE NAZIONALE E REGIONALE 
A conferma si veda la variegata composizione del Consiglio di Amministrazione (dove gli enti locali sono ben presenti come Comunità del Parco ma non costituiscono mai da soli la maggioranza in Consiglio)
Questa architettura istituzionale dell’Ente Parco, disegnata dalla legge quadro sulle aree protette, non costituisce una assoluta penalizzazione del livello istituzionale locale e tanto meno della comunità locale , ci sono infatti nella legge sui parchi strumenti di gestione e concertazione (previsti o prevedibili anche dalla legislazione regionale in materia) per evitare questo rischio:
1. la permanenza dei diritti reali e degli usi civici consuetudinari
2. l’intesa obbligatoria con i Comuni per l’approvazione del piano del parco nelle aree di promozione economico sociale
3. la predisposizione da parte della Comunità del Parco del piano pluriennale economico e sociale per la promozione delle attività compatibili.
4. la possibilità di esercitare all’interno del parco attività collegate agli usi locali se previste dal regolamento del parco e , in deroga alla normativa generale sui parchi, ad eccezione della possibilità di modificare norme in materia di divieto di attività venatoria .
5. la possibilità per i Comuni di predisporre strumenti urbanistici in attuazione del Piano del Parco (articolo 19 LR 12/1995)



ORA QUESTA CLASSE POLITICA IMBELLE E INCOMPETENTE PROPONE DI ABOLIRE IL PARCO DELLA MAGRA CON LA SCUSA DELL'ECCESSO DI BUROCRAZIA QUELLA STESSA BUROCRAZIA CHE LORO HANNO CREATO.


I casi sono due:
1. il Parco Montemarcello-Magra in quanto tale non serve ma allora si spieghi perché è stato tenuto in piedi fino ad ora  anche dal centro destra in regione quando ha governato tempo fa prima dei due mandati di Burlando;  
2. oppure il problema sono i parchi in generale perché le norme "sbagliate" che vengono citate dai nuovi affossatori valgono per tutti i parchi quindi se non vanno bene per quello di Monte Marcello-Magra non vanno bene per tutti i parchi.

In realtà il vero obiettivo, attaccando il Parco Montemarcello-Magra è il secondo cioè attaccare il ruolo dei Parchi in generale!

E per favore non si tirino fuori le alluvioni che con i Parchi non c’entrano un tubo mentre c’entra eccome la pianificazione urbanistica dei Comuni che hanno devastato il territorio come pure la mancanza di manutenzione dello stesso sotto il profilo idrogeologico, mai perseguita proprio da quella classe politica che oggi usa i Parchi come capro espiatorio per rimuovere le vere responsabilità.

Poi se vogliamo parlare di una certa rigidità nella applicazione dei vincoli del Parco su aspetti particolari come la presenza quotidiana dell'uomo nel parco è altra cosa ancora, ma questo riguarda la cultura "venatoria" (caccia alle piccole violazioni mentre le discariche abusive proliferavano e non certo solo per colpa del parco) di chi lo ha amministrato soprattutto nel passato più che del ruolo dell’Ente Parco in se.  Il punto è che sono stati proprio coloro (amministratori regionali e comunali) che non hanno mai fatto decollare la governance strategica del Parco che ho descritto sopra a ridurre il Parco ad una sorta di "commando dei vigili sul fiume" come qualcuno ha impropriamente detto. "Commando" peraltro funzionante poco per le grandi violazioni (vedi discariche abusive)! Ma diciamo la verità anche su questo quanto ha giocato la demolizione dei corpi di controllo come Polizia Provinciale e Guardie Forestali, demolizione di cui non è responsabile l'esistenza del Parco ma la politica e le sue scelte a prescindere dagli schieramenti.


Come sempre gli assassini tornano sempre sul luogo del delitto per rimuovere le prove delle loro colpe!

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