giovedì 19 gennaio 2017

La nuova Diffida della Provincia sull’impianto di trattamento rifiuti di Saliceti

Come appare anche oggi sul Secolo XIX, la Provincia della Spezia ha diffidato (per il testo vedi QUI)  la società che gestisce l'impianto di trattamento rifiuti urbani e produzione combustibile da rifiuti e che vede la partecipazione di Acam e di altre due società che hanno realizzato l’impianto a suo tempo.
La notizia è una sicuramente positiva dal punto di vista della dimostrazione che finalmente chi deve controllare questo impianto sta cercando di imporre prescrizioni di tutela sanitaria per i cittadini.
Ma non posso non sottolineare i gravi ritardi, come dimostra peraltro questa ultima Diffida, nell’adeguare l’impianto a misure che rispettino la qualità della vita dei residenti della zona oltre a coloro che vi svolgono attività imprenditoriali.  
Non posso inoltre non sottolineare come rispetto a questo impianto sono stati commessi gravi errori da parte delle Pubbliche Amministrazioni competenti. Gravi errori che hanno prodotti enormi disagi ai residenti soprattutto per le emissioni odorigene dall’impianto.  
Se questi errori non fossero stati fatti a suo tempo probabilmente non saremmo a distanza di anni ancora alle Diffide ad adempiere ciò che andava adempiuto fin dalla autorizzazione iniziale.
Qui al di la delle principali e indiscutibili responsabilità dei gestori dell’impianto  (che hanno continuato a negare la problematica delle emissioni odorigene vedi QUI) ci sono state responsabilità delle istituzioni competenti che per anni hanno rimosso le loro funzioni, controlli adeguati e necessarie sanzioni per impedire che l’impianto producesse danni ai residenti......



QUALI RESPONSABILITA' DELLE ISTITUZIONI PUBBLICHE COMPETENTI 
Voglio ricordare che se siamo a questi punti ci sono varie responsabilità istituzionali: 

ASL che non ha mai svolto adeguamente analisi sul potenziale impatto sanitario dell’impianto vedi QUI e QUI.

Comune di Vezzano di Ligure: che non ha rilasciato al momento della emissione della Autorizzazione Integrata Ambientale, il parere sanitario obbligatorio per legge. Un parere fondamentale che può prevedere prescrizioni di prevenzione per la tutela della salute dei cittadini interessati dall’impianto. Un parere previsto dalla vigente normativa.

La Provincia che per anni non ha imposto il rispetto di prescrizioni che pure erano presenti nelle autorizzazioni,  che ha rilasciato l’AIA in grave ritardo sulle scadenze di legge, che ha sospese  oltre 6 mesi le prescrizioni che ad oggi continuano a non essere rispettate (sospensione illegittima a mio avviso vedi QUI.

Arpal che non proposto modelli di monitoraggio delle emissioni odorigene che pure sono applicate in altre zone dell’Italia vedi QUI.

Regione Liguria: che pur sapendo della situazione dell’impianto non a norma ne ha rimosso l’esistenza anche recentemente rispondendo ad una interrogazione in Consiglio Regionale vedi QUI
ed ha permesso con l’accordo dei Comuni spezzini di far arrivare notevoli quantità di rifiuti da fuori Provincia ad un impianto chiaramente non a norma come dimostra l’ultima Diffida della Provincia, vedi QUI.


COSA ANDAVA FATTO E NON È STATO FATTO
Che le critiche sopra riportate sono fondate lo dimostra da ultimo proprio la nuova Diffida della Provincia che chiede ai gestori dell’impianto di rispettare le prescrizioni che la Provincia stessa aveva sospeso (vedi QUI) e che vi elenco di seguito:
1. il “Piano dettagliato relativo alla gestione degli odori” di cui al par. E.1.2 da sottoporre ad approvazione dell’Autorità competente e al Dipartimento dell’A.R.P.A.L. della Spezia.
2. uno studio che valuti l’efficienza della tenuta della depressione dell’impianto nelle condizioni operative più critiche (portelloni parzialmente e completamente aperti) e che definisca il posizionamento di quattro ulteriori sensori di depressione nelle posizioni più critiche
3. un sistema di registrazione in continuo dei seguenti dati/sistemi: 1) numero aperture / tempo apertura / orario apertura di tutti i portelloni dell’impianto; 2) temperatura / umidità / Δp nel condotto comune di adduzione al biofiltro; 3) linea acque prima/seconda pioggia; 4) stazione meteo
4. uno studio che valuti la possibilità di minimizzare l’utilizzo delle acque sotterranee utilizzate nelle torri di raffreddamento dell’impianto, fornendo un cronoprogramma della sua eventuale realizzazione
5. il PIANO di MONITORAGGIO e CONTROLLO dell’impianto.

Quindi un impianto praticamente gestito senza regole adeguate di monitoraggio controllo e soprattutto prevenzionedell’inquinamento.  
Voglio far notare che le suddette prescrizioni dovevano essere rispettate entro l’ottobre 2016, siamo a gennaio 2017! Voglio ricordare che la lettera a) del comma 9 articolo 29-decies del DLgs 152/2006 e s.m.i. afferma che nella diffida ad adempiere deve essere predisposto un termine per tale adempimento a carico del gestore. Di fatto la proroga del 22/1/2016 al rispetto delle prescrizioni sopra elencate costituiva una diffida ad adempiere nel termine stabilito, termine non rispettato.
C’erano quindi tutti gli estremi per revocare l’autorizzazione come previsto dalla lettera c) comma 9 articolo 29-decies DLgs 152/2006.
Non solo ma questa arrivata ora non è certo la prima Diffida ad adempiere della Provincia ai gestori dell’impianto di Saliceti. Ci sono state precedenti Diffide ad esempio il 5 agosto 2014 e il 10 settembre 2014 (vedi QUI)
Queste diffide contenevano richieste di rispettare prescrizioni in gran parte riprese nella nuova diffida. Ci sarebbero gli estremi quindi per applicare la lettera c) comma 9 articolo 29-decies: “c) alla revoca dell'autorizzazione e alla chiusura dell'installazione, in caso di mancato adeguamento alle prescrizioni imposte con la diffida e in caso di reiterate violazioni che determinino situazioni di pericolo o di danno per l'ambiente;

So perfettamente che l’impianto di Saliceti è importante e che la sua chiusura potrebbe comportare gravi problemi al sistema di gestione rifiuti urbani e assimilati della nostra Provincia, ma ci sono dei “ma”:
1. continuare per anni a non imporre sostanzialmente il rispetto delle prescrizioni delle autorizzazioni ma soprattutto la tutela della prevenzione sanitaria dei cittadini, può realizzare una fattispecie penale di omissioni con conseguenze anche ulteriori sotto il profilo penale;
2. se le Autorità Competenti si fosse adoperate per imporre le prescrizioni al fine di adeguare l’impianto non solo alla legge ma soprattutto alla tutela della qualità dei cittadini (vedi disciplina impianti insalubri di prima classe) non saremmo a questi punti, peraltro l’impianto è stato anche chiuso per mesi, ha avuto come abbiamo visto proroghe e nonostante tutto continua a non rispettare autorizzazioni e leggi;
3. non è accettabile che tutto questo sia fatto pagare ai cittadini residenti che alla luce dell’ultima Diffida per non parlare del pregresso sarebbe titolati ad una azione di risacimento danni ambientali e non solo verso i gestori dell’impianto.


VOGLIAMO CAMBIARE IL MODO DI AUTORIZZARE E CONTROLLARE LE ATTIVITÀ INQUINANTI NELLA NOSTRA PROVINCIA O GLI ERRORI LE OMISSIONI LA INDIFFERENZA ARROGANTE DI GESTORI E AUTORITÀ PUBBLICHE DEVE ESSERE SEMPRE PAGATA DAI CITTADINI CHE PAGANO TRA L’ALTRO PROFUTAMENTE LA GESTIONE DELLA “RUMENTA”?













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