sabato 23 aprile 2016

La rimozione delle bonifiche in aree militari del sito di Pitelli

La vicenda della Inchiesta giudiziaria di Potenza sui legami tra politica e affari ha fatto rispuntare, come riporta puntualmente un articolo del Secolo XIX di oggi di Sondra Coggio,  anche la questione dell’area del Campo in Ferro in piena zona militare nel Golfo della Spezia.
Al di la di questa vicenda di per se emblematica, la questione che andrebbe rimessa al centro del dibattito e della iniziativa politica e amministrativa è quelle delle aree militari da bonificare. Praticamente tutte le aree militari insistenti nel sito di Pitelli, quindi non solo il campo in ferro per il quale è stata fatta solo una messa in sicurezza non definitiva, non sono state adeguate  alle disposizioni del D.Lgs 152/06.

La “scusa” è che: “Il tipo D aree militari non si è al momento sottomesso alle disposizioni del D.Lgs 152/06 a parte le aree a mare”, così è scritto, in modo sibillino, tutt’ora nella sezione del sito dell’Arpal (vedi QUI), un sito peraltro sempre in “costruzione” e questo sarebbe il meno ovviamente anche se come sempre la trasparenza va a farsi benedire in questa città.  Il problema principale però è che quella che è in "costruzione",  ad oggi, è soprattutto la bonifica del sito di Pitelli sia a terra che ancora di più a mare.   

Intanto nessuno dei nostri amministratori e politici inviati a Roma (senatori, deputati, ministri e sottosegretari) ha sollevato lo scandalo dei fondi scomparsi per la bonifica delle aree militari: la legge finanziaria 2008 (legge 244/2007) aveva ridotto di 10 milioni di euro per ciascun anno del triennio 2008-2010 la dotazione del fondo per tali bonifiche, fondo poi sparito del tutto negli anni successivi. Questi fondi erano previsti anche per le aree militari del nostro Golfo ovviamente.

Ma al di la di questo aspetto, pur non secondario, intanto una questione andrebbe chiarita una volta per tutte: è vero che le aree militari sono fuori dalla normativa ambientale? E se è così quale è la normativa ambientale applicabile? Oppure dobbiamo pensare che le aree militari non hanno alcuna normativa di tutela ambientale?

Vediamo come stanno le cose

SINTESI DELLA NORMATIVA SULLE BONIFICHE NELLE AREE MILITARI
1. le aree militari nel momento in cui risultassero inquinate devono essere oggetto di apposite comunicazioni da parte delle autorità militari anche alle autorità civili (Prefetto, Regione, Enti Locali);
2. alle autorità civili (Prefetto, Regione, Enti Locali) devono essere comunicati tutti i passaggi della attività di bonifica
3. le modalità di bonifica alle aree militari, compresi i parametri per definire l’inquinamento nonché le tecniche  di bonifica e/o messa in sicurezza, sono le stesse previste le aree civili: Prefetto, Regione, Provincia, Comune.;
4. tutte la procedura di bonifica dal momento della caratterizzazione fino alla approvazione del progetto di bonifica e successivo monitoraggio devono vedere il coinvolgimento delle autorità civili: Prefetto, Ministero Ambiente (siti di interesse nazionale), Regione, Provincia, Comune. Questo avviene attraverso l’istituto della conferenza dei servizi;
5. i dati, i documenti relativi alle procedura di bonifica sono pubblicabili ed accedibili salvo ragioni superiori di difesa nazionale, che ad esempio nel caso del nostro golfo non hanno alcuna rilievo, come non ne avevano nel caso del recente trasporto radioattivo nel nostro golfo (vedi  QUI) o nella vicenda della demolizione della bettolina militare davanti al quartiere di Marola (vedi QUI);
6. i controlli ambientali all'interno delle aree militari resta di competenza delle autorità militari ma nelle aree limitrofe le autorità civili (Comune e Provincia) possono predisporre monitoraggi e nel caso si dimostrino  pericoli di dispersione degli inquinanti dalle aree militari a quelle civili, mantengono i loro poteri di diffida ed ordinanza a cominciare da quelli del Sindaco come massima Autorità Sanitaria nel territorio del Comune.
7. Attualmente per le aree militari risulta con chiarezza che i limiti degli inquinanti per avviare le bonifiche e per certificarle previsti per le aree civili si applicano anche a quelle militari. Si supera così quanto previsto dall’ultimo periodo del comma 5bis articolo 184 DLgs 152/2006 che prevedeva un apposito decreto interministeriale per determinare: “ i criteri  di individuazione delle concentrazioni soglia di contaminazione di cui all'Allegato 5 alla parte quarta del Presente decreto, applicabili ai siti appartenenti al Demanio Militare e alle aree ad uso esclusivo alle Forze Armate, tenuto conto delle  attività effettivamente condotte nei siti stessi o nelle diverse porzioni di essi”.  Peraltro l’intero comma 5bis è stato sostituito dalla lettera a) comma 5 articolo 13 legge 116/2014.


Quindi non rispondono al vero due affermazioni:
La prima: nelle aree militari da bonificare le  autorità civili non hanno mai avuto poteri
Le seconda: dopo la declassificazione del sito di bonifica nelle aree militari delle colline di Pitelli:  Ministero dell’Ambiente, Regione ed Enti Locali non avrebbero più poteri di intervento.

Non è così!
E’ vera invece un'altra cosa e cioè che se il sito di bonifica di Pitelli fosse rimasto nazionale la procedura anche nelle aree militari sarebbe rimasta nella titolarità del Ministero dell’Ambiente con la partecipazione di una rappresentante della Difesa alle conferenze dei servizi istruttorie e decisorie.  Ora con la declassificazione del sito da nazionale a regionale, la titolarità delle procedura di bonifica torna in mano ai rappresentanti militari per le aree militari e a regione/enti locali per quelle civili.  Questa è forse una delle tante “ragioni” che hanno spinto gli enti locali, probabilmente in accordo con le autorità militari a chiedere la declassificazione del sito. Ma questo non significa che Ministero dell’Ambiente, Regioni, Enti Locali non abbiano alcun titolo ad intervenire nelle bonifiche: aree militari della zona di Pitelli comprese!.    
Aggiungo infine che molti degli atti indicati nelle note che seguono dovrebbero essere già stati prodotti dalle autorità militari e quindi, se prodotti (ma ho dei dubbi che sia così) sono accedibili da chiunque sia interessato, anzi secondo la recente normativa sulla trasparenza sia le autorità militari che ad esempio il Comune di Spezia sono obbligati per legge a pubblicarli nei loro siti istituzionali (vedi QUI). 

N.B. per chi vuole approfondire la normativa sulle bonifiche in aree militari clicchi QUI.


CONCLUSIONI
Infine per quelli che dicono "si va bene ma tu cosa proponi?".... cosa propongo? Guardate cosa hanno  approvato il Consiglio Comunale (nel luglio 2014 vedi QUI) e il Consiglio Regionale (ad inizio Agosto DEL 2015 vedi QUIsu come agire per bonificare il sito di Pitelli, aree militari comprese. Per i pigri a cliccare vi riporto in sintesi cosa dicevano questa due mozioni e su cosa impegnavano le giunte del Comune di Spezia e della Regione Liguria: 
1. Attivare tutti i mezzi a sua disposizione per fare chiarezza su quanto sta emergendo dagli ultimi ritrovamenti di stoccaggi abusivi utilizzando anche i poteri di massima autorità sanitaria sul territorio comunale
2. avviare, con la collaborazione di Regione Liguria, Provincia ed Arpal una immediata campagna di monitoraggio integrativa di quella svolta fino a ora, a partire dalle aree ancora non caratterizzate,  utilizzando strumenti geodiagnostici adeguati
3. convocare la conferenza dei servizi prevista dalla vigente normativa anche per i siti di interesse regionale al fine di valutare la revisione/integrazione dell’attuale caratterizzazione (verifica dei livelli di inquinamento) anche alla luce della campagna di cui al punto 1
4. promuovere la elaborazione ed approvazione di apposito accordo di programma per l’avvio della caratterizzazione delle aree militari interne al sito di Pitelli, verificando anche l’opportunità di utilizzare nel caso di mancata risposta da parte dei Ministeri competenti (Difesa ed Ambiente) nonché delle autorità militari competenti anche i poteri di ordinanza che la legge riconosce anche per l’inquinamento delle aree militari nel momento in cui questo possa produrre un danno all’ambiente e alla salute del territorio comunale circostante
5. richiedere progetti di caratterizzazione delle aree che ancora non sono state oggetto di tale azione (es. Campetto)
6. costituire con la Regione Liguria ed altre autorità ed enti competenti, in tempi brevi dalla approvazione della presente mozione,   un apposito tavolo di lavoro finalizzato  
6.1. a predisporre un piano tecnico e finanziario, anche attraverso il reperimento di risorse private, oltre a quelle regionali, nazionali e comunitarie: utilizzando tutte le procedure di semplificazione che la normativa ha introdotto da anni per il coinvolgimenti dei privati nelle attività di bonifica. Il piano dovrà essere finalizzato a sostenere il completamento della caratterizzazione del sito e la bonifica dello stesso utilizzando un programma di interventi per scenari tecnici ed economici
6.2. verificare in tempi brevissimi (due settimane al massimo) se la norma introdotta dal comma 9 articolo 13 del Decreto Legge 91/2014 che estende l’utilizzo delle somme stanziate dal fondo previsto dalla legge di stabilità 2014 (combinato disposto commi 6 e 7 articolo 1) non solo ai siti di bonifica di interesse nazionale ma anche a quelli che contengano inquinamento da amianto, sia applicabile almeno in parte al sito di Pitelli sia pure nella attuale classificazione di sito di interesse regionale. 

  







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