sabato 11 luglio 2015

Dragaggi, Sito di Pitelli e i finti confronti pubblicati on line

Come ho riportato in un primo commento sul mio profilo di fb,  la testata on line Gazzetta della Spezia & Provincia, usando la tecnica taglia&cuci, ha recuperato pezzi di miei post sul mio blog relativi alla vicenda del dragaggio del nostro Golfo da parte della Autorità Portuale (di seguito AP),  per tradurli in un mai avvenuto confronto tra il sottoscritto e la stessa AP. La cosa grave è che di quei blog sono stati riprodotte parti che non danno adeguatamente conto del mio pensiero, il tutto ovviamente senza avere avuto neppure il buon gusto  di  mettermi al corrente di quello che stavano per pubblicare.

Insomma si è cercato di sintetizzare, senza chiedere spiegazioni all’autore, in poche battute, un pensiero su un tema sul quale ho scritto decine di post in questi anni. Per non parlare del titolo dove si anticipava già un giudizio favorevole per l'AP!

In questa nota voglio riportare gli esempi più eclatanti che dimostrano il chiaro tentativo di stravolgere il senso del mio punto di vista sulla problematica del dragaggio ma anche della gestione della bonifica del sito di Pitelli, questione che riguarda solo in parte la tematica del dragaggio.


LA QUESTIONE DEL RISCHIO SANITARIO POTENZIALE NELL’AREA INTERESSATA DAL SITO DI PITELLI
Ad un certo punto  l'AP, nell’articolo pubblicato dalla Gazzetta della Spezia,  dichiara che io mi dovrei assumere la responsabilità anche sul piano giudiziario della affermazione secondo la quale permane un rischio sanitario potenziale nell'area del sito di Pitelli sia a mare che a terra.  

Non so se il riferimento a mie presunte responsabilità giudiziarie  costituisca un tentativo di intimidazione nei mie confronti. Se così fosse  all'AP possono stare tranquilli che non smetterò di scrivere e dire quello che penso, pur avendo a disposizione solo il mio blog e non testate giornalistiche.

Quindi si ribadisco quello che ho scritto nei miei post sul potenziale rischio sanitario ma motivandolo in modo adeguato cosa che non mi è stata permessa nel finto confronto riportato da Gazzetta della Spezia


Il rischio a terra
Il finto confronto guarda caso non riporta questo passaggio di uno dei mie tanti post
i limiti della attività di bonifica, quelli delle non completate caratterizzazioni, quelli del mancato rispetto delle prescrizioni in materia di dragaggio bonifica, i ritrovamenti di ulteriori interramenti abusivi di rifiuti pericolosi,  si inseriscono in un quadro di rischio sanitario dell’area  abitata maggiormente interessata dal sito di Pitelli che è stato confermato dalla relazione dell’Arpal  denominata rischio di secondo livello. Trattasi delle analisi di rischio di secondo livello come previsto dagli allegati al Dlgs 152/2006. 
Questa analisi così conclude:
1.Per le sub-aree 1/d; 2/b; 4/c vi è rischio sanitario solo per le sostanze cancerogene.
2.Per le sub-aree residenziali 1/d; 2/b; 4/c, si è riscontrato rischio sanitario per sostanze cancerogene, dovuto alla presenza di benzo(a)pirene in concentrazioni vicine al limite di legge e paragonabili a quelle riscontrabili in tutte le aree soggette ad inquinamento da traffico auto-veicolare. Si ritiene che tale contaminazione non sia ascrivibile alle sorgenti industriali perimetrate nel sito, ma costituisca un contributo antropico di altra origine. A tale proposito si propone lo svincolo delle aree, subordinato ad un approfondimento, come riportato al paragrafo 4, sulle dimensioni delle sorgenti secondarie e sulle vie di migrazione contemplate nell'analisi di rischio e/o un supplemento di indagine, allo scopo di valutare il contributo del traffico veicolare nelle aree contigue al Sito di Pitelli.
3.Per le sub-aree 4/a; 4/b; 5/avi è rischio sanitario sia per le sostanze cancerogene che per le sostanze tossiche
4. Per le sub-aree residenziali 4/a; 4/b ove si è riscontrato un rischio sanitario sia per le sostanze cancerogene che per le sostanze tossiche, ma localizzato solo in uno o due dei punti di indagine dell’intera sub area, come rilevabile dall’Allegato 1, si propone un approfondimento di indagine per una perimetrazione di dettaglio degli hot spots individuati e propedeutico alla progettazione della bonifica delle zone così individuate e allo svincolo dell’intere sub-aree.
5. Per la sub-area 5/a, ove è risultato un rischio nettamente superiore al valore di soglia consentito, determinato da una contaminazione diffusa in maniera omogenea su tutta la superficie, si ritiene necessaria l’elaborazione di un progetto di bonifica, esteso, per quanto detto al paragrafo 5, anche alle aree esterne al Sito ma morfologicamente contigue e pertinenti al lotto medesimo.


Il rischio a mare
Anche qui io mi sono sempre limitato a citare quanto affermato dal Progetto Icram (su cui tornerò anche dopo in questo post)  secondo il quale l’insieme delle aree inquinate a mare da bonificare presenta rischi alti di tipo eco tossicologico[1] come affermato a pagina 102: “dalla integrazione dei dati ecotossicologici  emerge una situazione complessiva negativa. La maggior parte dei sedimenti saggiati, infatti, è in grado di provocare effetti tossicologici acuti importanti, sia nella frazione solida che liquida. Ciò denota la presenza di miscele complesse di contaminanti di natura organica ed inorganica in forma di concentrazione biodisponibile per gli organismi.”

Inoltre ho chiesto che venissero pubblicati i dati dei controlli previsti dalla seconda parte del Piano di Monitoraggio sul dragaggio del Garibaldi ma anche di quelli precedenti. Su questo l’AP nel confronto sulla Gazzetta della Spezia non risponde e attendo ancora questa pubblicazione, infatti…..
Fino ad ora non è stato prodotto alcun rapporto ufficiale  da parte degli organi preposti: Autorità portuale, Capitaneria, Arpal.   Basti confrontare quanto previsto dal Piano di Monitoraggio con quanto fino ad ora dichiarato e pubblicato da Arpal:
punto 2.2.2. tempistica e frequenza delle indagini eco tossicologiche
punto 2.2.3. tipologia ed ubicazione delle aree per il controllo microbiologico sugli organismi
punto 2.2.4. tempistica e  frequenza per il controllo microbiologico sugli organismi
punto 2.2.5. tipologia ed ubicazione delle aree per il controllo qualitativo delle biocenosi sensibili (es. praterie di posidonia, quindi organismi stanziali anche nelle aree limitrofe del nostro golfo)
punto 2.2.6. tempistica e frequenza per il controllo qualitativo delle biocenosi sensibili  

Per ognuna delle seguente attività di controllo il Piano di Monitoraggio prevede verifiche prima durante  e dopo la attività di dragaggio con frequenze piuttosto brevi (anche solo 10 giorni da un controllo all’altro).

Quindi anche qui nessun processo alle intenzioni come si vuol far credere nel confronto pubblicato dalla Gazzetta della Spezia ma solo la richiesta di trasparenza da parte di enti pubblici con compiti di tutela ambientale.



LA QUESTIONE DELLA BONIFICA DELLE AREE MILITARI
Secondo l’AP:  “la Ap non ha competenze nella aree militari…..le analisi della zona militare sono state effettuate dalla Marina Militare e consegnate al Ministero dell'Ambiente.”
Intanto io non ho mai scritto che per le aree militari la competenza alla bonifica sia della AP come scorrettamente sembra emergere dal confronto sulla Gazzetta della Spezia. Ma sulla questione più rilevante: lo stato di bonifica delle aree militari, è sufficiente andare nel sito dell’Arpal sezione Pitelli per capire che in realtà su queste aree non c’è chiarezza sullo stato della bonifica. Nella relazione presentata lo scorso 18 febbraio 2014 durante l'audizione Arpal in Commissione Ambiente del Senato si afferma testualmente (pag.2 , vedi QUI): “Il tipo D aree militari non si è al momento sottomesso alle disposizioni del D.Lgs 152/06 a parte le aree a mare”.  Quindi intanto non risponde al vero quanto dichiarato sulla Gazzetta della Spezia da parte della AP. 

Ma su questa problematica della bonifica delle aree militari dentro e fuori il sito di Pitelli c’è di più.

In una serie di post,  nessuno dei quali  ovviamente riportato nel confronto di cui stiamo trattando,  ho dimostrato la non fondatezza dei due assunti che circolano da tempo sulla bonifica delle aree militari:
1. nelle aree militari da bonificare le  autorità civili non hanno mai avuto poteri 
2. dopo la declassificazione del sito di bonifica nelle aree militari delle colline di Pitelli:  Ministero dell’Ambiente, Regione ed Enti Locali non avrebbero più poteri di intervento. 

Invito chi ha voglia di capire a leggersi i seguenti post da me pubblicati in ordine temporale
QUIQUIQUIQUIQUI



LA QUESTIONE DELLA MANCATA BONIFICA DEL SITO DI PITELLI
La AP afferma che non è responsabilità sua la mancata bonifica di ampie zone della parte a mare del sito di Pitelli. 
Io non ho mai scritto che sia responsabilità della AP la completa bonifica del golfo.  Ho fatto un altro ragionamento che ovviamente non è riportato nel confronto sulla Gazzetta della Spezia. Ho affermato che nella parte a mare si è bonificato solo nelle zone interessate dai dragaggi e non in quelle più inquinate.

Ho precisato che questo è responsabilità del Ministero dell’Ambiente, della Regione Liguria, dei Comuni interessati (Spezia e Lerici) almeno per le parti demaniali oltre che dei soggetti inquinatori che sono molteplici  a cominciare in primo luogo dagli ex gestori della discarica della Sistemi Ambientali per il percolamento a mare.

Ho spiegato più volte come esistano procedure (alcune discutibili altre invece utili) che potrebbero, coinvolgendo finanziatori privati, attivare la bonifica delle aree più inquinate
Vedi in ordine temporale  questi due post:
QUI 
QUI 

Ho infine spiegato che il “progetto Icram” (come lo definisce la AP) non è un semplice progetto  di analisi del Golfo ma un vero e proprio piano di bonifica (integrabile certo con aggiornamenti sullo stato dell’inquinamento) ma che contiene prescrizioni precise su come condurre la bonifica del Golfo. Infatti nel titolo del documento Icram si usa il termine progetto preliminare che nella dizione della allora vigente normativa (allegato IV al Decreto 471/1999)  era appunto il termine per definire il piano di indirizzo operativo della bonifica di un sito inquinato. Il progetto Icram   è attuativo del Decreto Ministeriale che ha istituito e perimetrato il sito di bonifica di Pitelli a sua volta in attuazione della legge nazionale, all’epoca ancora il DLgs 22/1997 (articolo 17). Il Progetto è stato approvato con Conferenza dei Servizi del 24 marzo 2014. Quindi il Progetto ha valore cogente per chiunque svolga una attività di bonifica o altro nel golfo.

Sul mancato rispetto del progetto Icram la AP risponde nel confronto sulla Gazzetta della Spezia in modo totalmente improprio alle questioni  da me poste nei miei post e riportate in modo confuso dalla Gazzetta.  Infatti io non ho mai detto che la responsabilità del mancato rispetto delle priorità di bonifica stabilite dall’Icram sia responsabilità della AP. Ho solo spiegato (vedi da ultimo QUI prima parte del post) che nel modo di procedere sulla bonifica del Golfo non è stato rispettato il Progetto Icram relativamente:
1. individuazione delle aree prioritarie su cui intervenire per il disinquinamento e/o messa in sicurezza
2. parametri per definire le aree da bonificare
3. aree su cui effettuare ulteriori approfondimenti di indagine
4. diverse modalità e tecniche di bonifica

Ho inoltre rilevato come non il sottoscritto ma il Progetto Icram affermi testualmente: In considerazione del fatto che gli interventi di bonifica relativi alle diverse aree potrebbero essere attuati in tempi diversi, dovrà essere data priorità a quelle aree in cui livelli elevati di contaminazione dei sedimenti potrebbero determinare situazioni di rischio sanitario-ambientale”.  

Ovvio che qui le responsabilità sono delle istituzioni preposte ad approvare i progetti di bonifica:
Ministero dell’Ambiente e Regione (quando il sito di Pitelli era nazionale)
Regione Comune (quando il sito di Pitelli è diventato regionale).

Tutto questo chi ha letto i miei post lo sa bene basti vedere quelli che trattavano del passaggio da sito nazionali a sito regionale , si veda ad esempio QUI



LA QUESTIONE DEL REATO DI OMESSA BONIFICA
Il confronto pubblicato sulla Gazzetta della Spezia tende a far credere al lettore  che il sottoscritto avrebbe imputato nei suoi post il reato di omessa bonifica (introdotto recentemente nel nostro ordinamento giuridico: articol452-terdecies nel Codice Penale) alla Autorità Portuale. Sarebbe bastato leggere con attenzione i miei post e la relazione tecnico amministrativa allegata all’Esposto di Legambiente e che ho riprodotto in parte in questo post vedi QUI,  per capire che questa accusa non ha alcun fondamento. Prima di tutto se questo reato venisse dimostrato la responsabilità cadrebbe su Ministri dell’Ambiente, Presidenti e Assessori regionale nonché Sindaci della Spezia. 
Potrebbe esserci anche una responsabilità della AP del reato di cui sopra, ma non in generale come sembra adombrare il finto confronto pubblicato dalla Gazzetta della Spezia, ma solo in relazione alle situazioni in cui la AP aveva il compito di dragaggio/bonifica (scavo fondali per il porto) e non abbia effettivamente attuato la bonifica e comunque sempre dopo la entrata in vigore del nuovo reato ovviamente.  
Una responsabilità penale della AP invece, se dimostrata dalla autorità giudiziaria competente, potrebbe esserci in relazione al reato di violazione delle prescrizioni delle autorizzazioni di dragaggio/bonifica (comma 1 articolo 257 DLgs 152/2006

Non è vero comunque quanto affermato dal confronto pubblicato sulla Gazzetta della Spezia da parte della AP per cui il reato non è applicabile comunque perché entrato in vigore solo ora. Ovviamente non è applicabile per il passato ma se l’omessa bonifica continuasse sarebbe applicabile nel presente  e soprattutto nel futuro.



LA QUESTIONE DEL DISASTRO AMBIENTALE
Non ho mai detto che sia già in atto la fattispecie del disastro ambientale (nuovo reato introdotto nel nostro ordinamento ma è comunque applicabile a fattispecie simile anche il vecchio reato generico peraltro).
Ho svolto nei miei post (ma il confronto pubblicato sulla Gazzetta non lo ha pubblicato) un altro ragionamento riportato anche nella relazione tecnica amministrativa allegata all’esposto di Legambiente che qui riporto sinteticamente.
Ciò che si vuole mettere in rilievo è come sia per la parte a terra che per la parte a mare:
1. la caratterizzazione non è stata completata soprattutto per le aree militari ma non solo
2. la bonifica ha riguardato solo parti del sito e neppure quelle più inquinate
3. non vengono rispettati i piani di bonifica stabiliti dagli atti approvati dalle conferenze dei servizi a cominciare dal Progetto Preliminare per la parte a mare redatto da ICRAM
4. non è ancora chiaro del tutto quanti e quali materiali e rifiuti pericolosi siano interrati sia nella parte a mare ma soprattutto nella parte a terra del sito di Pitelli
5.  permane quindi un potenziale rischio sanitario e ambientale accelerato proprio dalla vicenda dei dragaggi ma anche di altri progetti esistenti e in atto come pure dal passaggio continuo del naviglio mercantile, passeggeri ma anche militare. 

Alla luce di quanto sopra sotto il profilo penale si sottolinea come il permanere di un inquinamento diffuso contemporaneamente con ulteriori interventi nelle zone inquinate (dragaggi, passaggio di navi sempre più grandi, ulteriori attività previste nel golfo) comporta un costante rischio ambientale e sanitario che potrebbe realizzare,  e probabilmente lo ha già realizzato, una fattispecie di disastro ambientale tenuto conto anche della nuova definizione della fattispecie astratta di questo reato approvata dal Parlamento



CONCLUSIONI
Invece che pubblicare questo confuso, e per certi versi inutile confronto, la Gazzetta della Spezia avrebbe dovuto chiedere alla AP di pubblicare tutti i documenti che dimostrino quanto affermato dal suo Presidente nella conferenza stampa di ieri.

Non c’è problema questa richiesta ampiamente motivata l’ho pubblicata io in questo post vedi QUI

Invece l’AP continua a presentare , come fa oggi sui giornali, perizie commissionate ad hoc, stravolgendo il suo ruolo istituzionale pubblico  e comportandosi come fosse una azienda privata.
Come ho già scritto se pubblicherà i dati veri richiesti dagli atti autorizzatori sopra analizzati e dalla vigente normativa vorrà dire che almeno sotto il profilo della trasparenza il mio compito critico sarà raggiunto non avendo io altro scopo che il bene della comunità io cui vivo. 




[1] Queste sostanze hanno effetti devastanti sul sistema ormonale di alcune specie, e anche gli esseri umani potrebbero correre dei rischi se consumassero pesci contaminati. Si tratta di composti capaci di alterare persino le caratteristiche sessuali degli organismi colpiti, con gravissime ripercussioni sulla riproduzione

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