domenica 14 giugno 2015

Dragaggio Molo Garibaldi nel Porto di Spezia: cosa dobbiamo sapere sul rischio ambientale in corso

In un post precedente (vedi QUI) ho analizzato compiutamente la situazione della mancata bonifica del Golfo della Spezia nonché delle problematiche legate alla cattiva gestione dei dragaggi in atto da tempo nell’area portuale. In particolare ho cercato di dimostrare, citando sempre documenti ufficiali:
1.la bonifica del golfo non è praticamente stata svolta se non per aree limitate e poco significative (ad eccezione come spiegherò di seguito per il Molo Garibaldi)
2. il dragaggio svolto nel Molo Garibaldi  ha violato le prescrizioni del progetto Icram e del capitolato speciale di appalto.  
Concludevo il post precedente ipotizzando tre ipotesi di reato: violazione delle prescrizioni di bonifica, omessa bonifica, disastro ambientale.

In questo nuovo post voglio invece chiarire due aspetti poco messi in rilievo nella discussione pubblica di questi giorni: 
il primo: lo stato dell’inquinamento presente nella zona del Molo Garibaldi e i rischi quindi connessi ad una rimozione non corretta degli inquinanti  con relativa dispersione all’interno del nostro golfo di materiali con sostanze inquinanti altamente pericolose per salute e ambiente;
il secondo: cosa deve essere pubblicato da parte delle Autorità competenti al fine di verificare l'esistenza di un rischio ambientale nel nostro golfo e nelle aree sensibili vicine.

La questione è nota per il cenacolo ristretto degli addetti ai lavori ma non per cittadini spezzini e questo breve post vuole essere rivolto proprio a loro…..


LE MAPPE DELL’INQUINAMENTO NEL MOLO GARIBALDI
Guardiamo questa due mappe  tratte dal Progetto Preliminare dell’Icram (il documento che ha chiarito il livello di diffusione dell’inquinamento del golfo di Spezia) alla sinistra ci sono le aree più inquinate del Golfo (quelle in rosso) mentre a destra trovate la mappa con le aree da dragare

   

Premesso che la mappa alla vostra sinistra conferma quanto poco si sia bonificato nel nostro Golfo in generale come sostengo da anni, possiamo affermare che sovrapponendo le due mappe nella zona del Molo Garibaldi risulta chiaramente come soprattutto l’area in testa al molo ma anche intorno ad esso soprattutto verso ponente, ma non solo, sia in zona rossa cioè tra quelle più inquinate. 

A pagina 104 del Progetto Preliminare dell’Icram si legge: “ Da una visione complessiva si identificano alcune aree la cui contaminazione risulta particolarmente critica: l’area del Seno della Pertusola, il settore nord occidentale del Porto Mercantile (dal Molo Garibaldi alla Darsena Duca degli Abruzzi) ed il tratto costiero orientale, d Cadimare al Seno di Panigaglia. In alcune di queste aree concentrazioni molto elevate di metalli e contaminanti organici si spingono anche alle profondità maggiori.”



LIVELLO DI PROFONDITÀ DELL’INQUINAMENTO NELLA ZONA DEL MOLO GARIBALDI
Peraltro il progetto Icram analizza il livello di inquinamento fino a 3 metri mentre il dragaggio previsto nel capitolato di appalto speciale prevede di arrivare fino a quota -11metri.
Da questo punto di vista è interessante quanto affermato a pagina 49 del documento Icram: “Il maggior grado di contaminazione e la sua maggiore estensione si rileva nei primi 70-100 cm. Infatti, dopo il primo metro, la contaminazione si concentra quasi totalmente, a parte un paio di hot spots, in aree molto circoscritte, in prossimità di moli, banchine, insenature, dove, oltre a essere presente un’intensa attività antropica, è forte la tendenza all’accumulo dei sedimenti: il Seno della Pertusola, i Cantieri Navali Muggiano e Beconcini, l’area Mariperman, Porto Lotti, Molo Pagliari, i Moli Ravano, Garibaldi, Italia, Mirabello, la banchina Morin, Cadimare, i Seni del Fezzano, di Panigaglia e de Le Grazie.”

Molto interessante anche quanto affermato, sempre nel documento Icram, a pagina 49: “nei primi 50 cm di spessore vi sono zone in cui le concentrazioni dei contaminanti raggiungono livelli estremamente elevati. Tali zone sono: il tratto di costa che va dall’imboccatura orientale fino ai Cantieri Navali Muggiano (compreso il Seno della Pertusola), porto Lotti, i moli Garibaldi e Italia, il Molo Mirabello, Cadimare e i seni del Fezzano e di Panigaglia. Negli strati più profondi le aree che presentano livelli di concentrazioni così critiche sono molto più ridotte, e si limitano alle sole aree dell’ex Fonderia di Piombo e del Molo Garibaldi.”



INQUINANTI PRESENTI NELLA ZONA DEL MOLO GARIBALDI
A conferma di quanto sopra riportato dal documento Icram (pagina da 114 a 117) si evince che la zona del molto Garibaldi è caratterizzata soprattutto nella parte antistante la testata del molo per concentrazioni di inquinanti sia organici  che metallici.
In particolare dal documento Icram risultano  concentrazioni elevate nella zona del Molo Garibaldi dei seguenti inquinanti:
Mercurio (pag. 52), i massimi livelli determinati sono intorno a 4-6 mg/kg, e le aree interessate sono solo Molo Garibaldi e Molo Mirabello (pag. 56).
Piombo (pagina 56), dopo il primo metro, le situazioni più critiche rimangono il Seno della Pertusola e Molo Garibaldi.
Zinco (pagina 61): nei primi 50 cm si osserva la massima estensione della contaminazione, che interessa il tratto di costa dall’imboccatura orientale della rada fino ai Cantieri Navali Muggiano, da Mariperman al Molo Pagliari, i moli Garibaldi, Italia e Mirabello, dalla Darsena Militare al Seno di Panigaglia, e parte del Seno delle Grazie.  Oltre il metro di profondità sono presenti ancora aree con concentrazioni notevoli di Zn, quali: ….. Molo Garibaldi (pag.64). Tra i due e i tre metri permangono alcuni hot spots in prossimità del Molo Garibaldi, Molo Italia e banchina Morin (pag. 65).
Composti organostannici[1] (TBT): nel Molo Garibaldi (in quest’ultimo fino a 150 cm di profondità) sono state determinate concentrazioni superiori ad un ordine di grandezza del valore di intervento (pag. 70).
Rame: Le aree interessate dalla elevata presenza di rame sono…… Molo Garibaldi (pag. 70)
Cadmio: il Molo Mirabello e l’area tra il Molo Garibaldi e il Molo Italia sono quelle con una superficie più estesa (pag. 75). L’area settentrionale, tra il Molo Garibaldi e il Molo Mirabello, continua ad essere contaminata anche negli strati più profondi (pag. 79).
Idrocarburi pesanti: riscontrati nel primo metro a concentrazioni estremamente elevate…. Molo Garibaldi (pag. 94). Oltre i due metri le concentrazioni più critiche sono state determinate nel Molo Garibaldi (pag.99).
Stagno: concentrazioni più alte della media… Molo Garibaldi (pag. 99).
Cobalto: concentrazioni superiori alla media…Molo Garialdi (pag.99)



LA QUESTIONE DELLE AREE DI INCERTEZZA ANCHE PER IL MOLO GARIBALDI
Non solo ma nella zone di levante del Molo Garibaldi quella interessata proprio dall’ultimo ampliamento dello stesso è presente un area di incertezza (si veda mappa documento Icram pagina 107 e seguenti). A pagina 106 del documento Icram si legge “Su tali aree non si può escludere la necessità di una bonifica e di conseguenza prima di procedre a qualsiasi tipo di intervento, sarà necessario un ulteriore approfondimento di indagine. In considerazione delle caratteristiche delle aree specifiche, tale approfondimento potrebbe essere spinto anche oltre le profondità di indagine previste dal piano Icram”. Domanda: sono state fatte queste verifiche su queste aree?



LA QUESTIONE DEL PIANO DI MONITORAGGIO
Mi riferisco al  Piano di Monitoraggio per le attività di bonifica dei fondali esterni al Palancolato del Molo Garibaldi in attuazione del Progetto preliminare dell’Icram sopra citato.
Prevede in generale specifiche e puntuali modalità di controllo della attività di dragaggio al fine di prevenire:
1. l’aumento della torbidità con risospensione dei sedimenti
2. la mobilizzazione dei contaminanti associati alle particelle in sospensione
3. alterazioni negli impianti di mitilicoltura e di ittiocoltura
4. alterazioni delle biocenosi sensibili (comunità delle specie marine come le praterie di posidonia)

Ciò dovrà essere svolto con apposite sonde (tre: fisse e mobili) e con prelievi di campioni di acqua. Il tutto con una tempistica dei momenti di prelievo molto stringente e cadenzata.

Ad oggi non abbiamo ancora avuto la pubblicazione di un report che puntualmente chiarisse il rispetto di quanto sopra ma dichiarazioni e verbali di controllo confusi e contraddittori se non addirittura reticenti da parte di Autorità Portuale, Arpal e Capitaneria. Basti pensare che Arpal a febbraio di questo anno, dopo i primi episodi di diffusione della torbità nel golfo dichiara che le modalità di dragaggio vanno riviste, mentre oggi si afferma che tuttosommato non dovrebbe essere il dragaggio ad avere creato il problema (sic!).  



INFINE: IL RISCHIO ECOTOSSICOLOGICO IN GENERALE NEL GOLFO DI SPEZIA
L’insieme di queste aree inquinate da bonificare secondo il documento Icram presenta rischi alti di tipo eco tossicologico[2] come affermato a pagina 102: “dalla integrazione dei dati ecotossicologici  emerge una situazione complessiva negativa. La maggior parte dei sedimenti saggiati, infatti, è in grado di provocare effetti tossicologici acuti importanti, sia nella frazione solida che liquida. Ciò denota la presenza di miscele complesse di contaminanti di natura organica ed inorganica in forma di concentrazione biodisponibile per gli organismi.

Su questo aspetto una questione che fino ad ora non è stata chiarita dagli organi competenti è se la attività di dragaggio ha rispettato quanto previsto dal Piano di Monitoraggio citato in precedenza.  Si veda il punto 2.2 di del Piano di Monitoraggio relativo al controllo degli effetti della bonifica sugli organismi che formano l’ecosistema golfo spezzino. Questa parte del Piano di Monitoraggio prevede stazioni di controllo per indagini eco tossicologiche  precisando le tipologie di controlli ma anche le tempistiche di controllo.

Fino ad ora non è stato prodotto alcun rapporto ufficiale che dimostri il rispetto di quanto sopra da parte degli organi preposti: Autorità portuale, Capitaneria, Arpal.   Basti confrontare quanto previsto dal Piano di Monitoraggio con quanto fino ad ora dichiarato e pubblicato da Arpal:
punto 2.2.2. tempistica e frequenza delle indagini eco tossicologiche
punto 2.2.3. tipologia ed ubicazione delle aree per il controllo microbiologico sugli organismi
punto 2.2.4. tempistica e  frequenza per il controllo microbiologico sugli organismi
punto 2.2.5. tipologia ed ubicazione delle aree per il controllo qualitativo delle biocenosi sensibili (es. praterie di posidonia, quindi organismi stanziali anche nelle aree limitrofe del nostro golfo)
punto 2.2.6. tempistica e frequenza per il controllo qualitativo delle biocenosi sensibili  

Per ognuna delle seguente attività di controllo il Piano di Monitoraggio prevede verifiche prima durante  e dopo la attività di dragaggio con frequenze piuttosto brevi (anche solo 10 giorni da un controllo all’altro).

Quanto sopra nonostante sia ormai chiara la violazione dell’articolo 51 del capitolato di appalto per le operazioni di dragaggio dei fondali antistanti il Molo Garibaldi, articolo che prevede che gli escavi dei fondali devono: “minimizzare od eliminare la perdita di materiale con conseguente ridotta produzione di torbidità e di dispersione dei contaminanti”.






[1] Queste sostanze hanno effetti devastanti sul sistema ormonale di alcune specie, e anche gli esseri umani potrebbero correre dei rischi se consumassero pesci contaminati. Si tratta di composti capaci di alterare persino le caratteristiche sessuali degli organismi colpiti, con gravissime ripercussioni sulla riproduzione
[2] La tossicologia è la scienza interdisciplinare che studia gli effetti avversi dovuti all’interazione tra un organismo e qualsiasi sostanza in grado di modificarne l’equilibrio attraverso una alterazione dei processi biochimici e molecolari.

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