martedì 3 febbraio 2015

Discarica Saturnia: i rischi e i vincoli della normativa

Come è noto  Acam ha riaperto pesantemente la partita della discarica di Saturnia. L’ennesima discarica sulle colline di Pitelli.  Acam ha infatti presentato un bando per l’affidamento della progettazione di questa discarica .

La scelta di Acam ma anche del Comune di Spezia è irresponsabile per due motivi di fondo:
1. perché il progetto, grazie alla nuova normativa potrebbe permettere di realizzare una discarica di rifiuti speciali potenzialmente pericolosi in un area dove doveva finire al massimo una discarica di servizio per rifiuti urbani e assimilati  frutto dell’impianto di trattamento di Saliceti a Vezzano Ligure
2. perché il sito di Saturnia è tutt’ora in pieno sito di bonifica di Pitelli. Un sito che è stato fino ad ora in gran parte non bonificato compresa l’area di cui stiamo parlando.

Ma la partita è tutt’altro che chiusa come spiego di seguito…..




LA VERA FINALITÀ DELLA DISCARICA DI SATURNIA SE VERRÀ APERTA
La Discarica di Saturnia se verrà realizzata non sarà solo una discarica di servizio per chiudere il ciclo dei rifiuti come è previsto da anni nel piano provinciale per i rifiuti solidi urbani ed assimilati. Sarà una discarica per rifiuti speciali, questo non solo per la quantità di materiali previsti, ben di più di quelli che giustificherebbero la discarica di mero servizio al ciclo dei rifiuti urbani, ma anche e soprattutto  grazie alla normativa recente che ha liberalizzato moltissimo i materiali che potrebbero finire in discarica come quella prevista ora a Saturnia.  
Sto parlando delle c.d. terre e rocce di scavo e della normativa recente che le ha liberalizzate. Un esempio applicativo di questa normativa lo abbiamo avuto con il recente smaltimento dei fanghi di dragaggio di Lagora e Dorgia nella ex discarica della Sistemi Ambientali  di Ruffino (vedi QUI).  

Con la nuova normativa il materiale scavato può riguardare anche i riporti e soprattutto può contenere materiale inquinante (come ho spiegato ampiamente QUI) 

Non fatevi neppure fregare con i discorsi sulla possibilità di smaltire solo inerti nella  futura di Saturnia.  Il Decreto Ministeriale 27/9/2010 (sulla ammissibilità delle diverse tipologie dei rifiuti nelle discariche) permette la possibilità, a date condizioni, di smaltire nelle discariche per inerti  anche rifiuti che inerti propriamente non sono.

D’altronde  a conferma di cosa si muova dietro la futura discarica di Saturnia ci sono le dichiarazioni di una franchezza spudorata dello stesso Sindaco Federici, in una dichiarazione  ammise che a Saturnia sarebbero finiti i fanghi verdi cioè i fanghi di dragaggio del golfo:  necessari per l’ampliamento del porto commerciale e per l’eventuale ampliamento  del rigassificatore di Panigaglia. Questi fanghi hanno come codice di classificazione  il n. 170506 e sono quindi rifiuti speciali.
Questa dichiarazione è spudorata perché avveniva il giorno dopo che il Consiglio Comunale del  28/1/2011 aveva approvato un ordine del giorno  che condizionava la riapertura della discarica di Saturnia:
1. alla costituzione di un osservatorio rifiuti zero partecipato dai cittadini e associazioni ambientaliste che avrebbe dovuto seguire tutto l’iter relativo alla riapertura della discarica sulle colline di Pitelli
2. alla collocazione nella discarica di solo materiale inerte
3. all’avvio immediato dell’aggiornamento dello studio sanitario sulla zona est della città (quella appunto comprensiva dei quartieri di Pagliari, Ruffino, Pitelli)
Ovviamente niente di tutto questo è stato fatto.



LE DIFFICOLTÀ NORMATIVE PER APRIRE LA DISCARICA DI SATURNIA
Ma la discarica di Saturnia non dimentichiamolo dovrebbe rinascere in pieno sito di Pitelli che declassificato o meno a sito regionale, sempre sito da bonificare resta e quindi sempre ad esso continua ad applicarsi la normativa sulle bonifiche che, con buona pace del Sindaco Federici, è la stessa sia per i siti nazionali che regionali. Cambia solo in una cosa, l’autorizzazione alla bonifica la da il Comune mentre nei siti nazionali il Ministero dell’Ambiente con la Regione.
Questa ultima non è differenza da poco, come ho avuto modo più volte di spiegare, ma forse potrebbe non bastare perché comunque l’istruttoria complessiva per approvare la discarica di Saturnia prevede sempre:
1. la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA)
2. la Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA)
3. il rispetto dei parametri della normativa sulle bonifiche

Intanto  non è applicabile all’apertura della discarica di Saturnia la normativa speciale del 2011 (comma 9 articolo 57 legge 35/2011) che prevede la possibilità di riattivare impianti esistenti senza effettuare bonifiche specifiche a condizione che si eviti di propagare inquinanti nelle aree limitrofe e si garantisca al contempo la tutela della salute e dell’ambiente.  Questa normativa non è applicabile proprio perché intorno all’area di Saturnia insistono aree tutt’ora inquinate e non bonificate che non permetterebbero di realizzare le condizioni  per applicare la normativa del 2011 sopra indicata.

Inoltre l’apertura della discarica di Saturnia, come tutte le discariche, è sottoposta a procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e ad Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA). Queste procedure sono caratterizzate dalla necessità di rispettare i seguenti principi:
1. specificità del sito e quindi considerare il contesto in cui la discarica verrà riaperta: come abbiamo visto, nel caso di Saturnia, un’area fortemente inquinata
2. parere sanitario: il sindaco dovrà dimostrare con proprio parere obbligatorio all’interno del procedimento di AIA che la apertura della discarica è compatibile con la salute dei cittadini residenti nelle zone vicine alla discarica. Difficile da dimostrare visto che permane uno stato di inquinamento in tutta l’area vasta delle colline di Pitelli fino ai quartieri di Ruffino e Pagliari, inquinamento mai stato oggetto di adeguate valutazione sanitarie.
3. limitato impatto cumulativo con altre fonti inquinanti. Risulta chiara la presenza a tutt’oggi di altre pesanti fonti di inquinamento nell’area.

Infine ai sensi della normativa sulle bonifiche (che vale sia per i siti nazionali che regionali) non si può aprire una discarica senza avere affrontato, almeno in termini di messa in sicurezza il resto dell’area inquinata intorno al sito della futura discarica (in questo caso Saturnia). Si veda in tal senso  l’allegato I al titolo V parte IV del DLgs 152/2006 (Testo unico ambientale) che contiene i criteri di analisi del rischio propedeutica alla messa in sicurezza/bonifica dell’area inquinata. Secondo questo allegato l’analisi del rischio (cioè l’istruttoria utile per capire il livello/diffusione dell’inquinamento e quindi il tipo di attività di bonifica da svolgere)  dipende prima di tutto dalle modalità di diffusione degli inquinanti nell’area interessata dal sito da bonificare.

Quindi come si evince dai motivi sopra elencati non è possibile autorizzare la discarica di Saturnia senza tener conto del contesto territoriale ed ambientale in cui si collocherà la stessa. Questo comporta una difficoltà a rispettare i principi in materia di VIA ed AIA sopra enunciati anche nel quadro della declassificazione del sito di Pitelli da nazionale a regionale.



CONCLUSIONI….PER ORA.
Ecco perché il Comune in primo luogo con l’aiuto determinante del duo regionale Burlando Paita ha voluto fortemente la declassificazione del sito di Pitelli da nazionale a regionale. In questo modo la procedura suddetta verrà gestita solo a livello locale e potranno controllarla più facilmente:
1. la VIA è di competenza della Regione
2. l’AIA è di competenza della Provincia
3. i progetti di bonifica sono di competenza del Comune sia pure attraverso la procedura della conferenza dei servizi ma a livello regionale
4. l’Arpal (Dipartimento spezzino) seguirà la parte tecnica dei controlli senza più ruolo dell’Ispra (l’Ente nazionale di controllo).  

Ma come dire i giochi non sono ancora fatti per niente perché i vincoli normativi che ho citato in precedenza hanno comunque un grosso peso e non potranno essere aggirati facilmente neppure con una gestione “casalinga” delle procedure valutative e autorizzatorie.  Certo sarà importante anche l’azione di controllo civico di cittadini attivi, associazioni e comitati. Vedremo.






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