venerdì 22 novembre 2013

Piazza Verdi il ricorso del Comune dimostra l’importanza dei cittadini attivi!

Finalmente ho potuto avere il testo del ricorso (lo trovate QUI) presentato dal Comune di Spezia contro gli atti della Soprintendenza che sospesero il cantiere di Piazza Verdi per la parte centrale.... Intanto questo ritardo è anomalo basta dire che per avere questo atto  abbiamo dovuto intervenire al TAR in opposizione a detto ricorso (lo trovate QUI). Invece questo ricorso andava reso pubblico immediatamente dopo il deposito (fine settembre) non solo perché è un atto pubblico ma anche per una ragione semplice: il ricorso lo paghiamo con i soldi di tutti noi cittadini.

Sugli aspetti tecnico giuridici tornerò con calma sul mio blog, ma ora mi preme sottolineare un aspetto di principio molto significativo: l’importanza della partecipazione del pubblico nelle scelte rilevanti di una Amministrazione tanto più se eletta dai cittadini.


Finalmente in un atto ufficiale del Comune possiamo leggere che, cito testualmente: "negli ultimi anni 30 del novecento nel marciapiede centrale fu piantato un filare di pini comuni".   
Perbacco! Ci voleva un ricorso al TAR per far ammettere quello che gli atti ufficiali dell'epoca avevano già ampiamente dimostrato essendo pubblici da mesi.    

Il ricorso successivamente fornisce una interpretazione giuridica discutibile di questo riconosciuto fatto storico,  ma sui formalismi giuridici ci “scozzoneremo” al TAR ma già fin d'ora possiamo dire che il Comitato per piazza Verdi (come ho già scritto nel mio blog) ha vinto dimostrando di sapere fare le istruttorie sugli interessi culturali meglio dei burocrati  che occupano gli uffici del Comune per non parlare  dei progettisti/artisti star.

Tutto questo dimostra quanto la partecipazione sia importante e quanto possa incidere se ben valorizzata nel migliorare le scelte della pubblica amministrazione. L’approccio partecipativo si fonda, infatti,  sul presupposto  che il pubblico , qualora gli sia dato modo di discutere ed esprimersi in forme e luoghi appropriati, sia atto a orientare gli esperti  verso ciò che non sanno – l’area della tecno ignoranza specifica – o non sanno nemmeno di non sapere – la tecno ignoranza a-specifica[1]. Tale partecipazione richiede strutture e metodologie idonee. Quelle strutture e metodologie non applicate mai nella nostra città.   


D’altronde "non un gruppo di pericolosi NO TAV” ma la Corte Costituzionale ha affermato
che, nell’ambito della attività discrezionale della PA, la singola amministrazione non è più semplicemente un centro d’imputazione attributario della cura di uno specifico e ben definito interesse, ma è sempre più spesso una figura soggettiva chiamata ad operare scelte dispositive (distributive) di risorse limitate, dopo aver condotto una propedeutica valutazione di compatibilità fra – plurimi - interessi pubblici, e fra questi e quelli dei privati, in relazione ai vari, possibili usi di tali risorse, ciascuno corrispondete ad un dato interesse.

Se chi amministra il Comune di Spezia avesse coscienza dei suddetti principi, di fronte agli atti della Direzione Regionale per i Beni Culturali e della Soprintendenza, di fronte agli errori istruttori commessi dai propri uffici e sanciti da documenti ufficiali, avrebbe semplicemente deciso fin dal giugno scorso di avviare una revisione del progetto su Piazza Verdi aprendo un confronto con la città vero non finto cioè basato su decisioni “straprese” come nel passato.  Invece hanno scelto lo scontro al TAR  coerenti con l’arrogante supponenza mostrata fin dall’inizio e con le bugie di una comunicazione unilaterale spacciata per partecipazione.  

La vicenda di Piazza Verdi quindi, al di della importanza in se della piazza e del progetto contestato, parla alla politica e a tutti i cittadini spezzini e ci dice che abbiamo bisogno oltre che di nuovi amministratori anche di una nuova cultura di governo dei processo decisionali. Siamo solo all’inizio e non ci sono alternative altrimenti tutto finirà nella degenerazione populista….. ma forse un certo ceto dirigente è quello che vuole, buttarla in rissa per poi produrre svolte autoritarie.  Anche per questo dobbiamo fermarli!






[1] L. Gallino in Tecnologia e Democrazia ( Einaudi 2007)

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