giovedì 9 febbraio 2012

Lo scambio di mail tra me e il Sindaco Federici sulla partecipazione

10/9/2011 mi Scrive Federici

Caro Marco,
mi spiace di come hai preso le mie dichiarazioni e mi scuso per l’eccesso polemico.
Non intendevo offendere in alcun modo la tua storia.
Tuttavia, sai bene che nel confronto aspro a volte si va sopra le righe. Anche tu fai la tua parte.
L’essere stato “diffidato” non mi ha fatto piacere, anche in nome della mia storia, oltreché del mio attuale ruolo.
Dietro le mie parole, ribadisco, non c’era alcun disegno e, per la verità, non pensavo venissero riportate così seccamente. Ciò che mi interessava era ribadire le altre questioni di merito. Cosa per la quale avevo chiesto di intervenire.
Nonostante il conflitto…dunque  ti saluto cordialmente e ti stimo.
Massimo Federici





10/9/2011 la mia risposta
bene grazie per il chiarimento, una precisazione. La diffida non è alla tua persona o alla tua storia ma al tuo ruolo di Sindaco ed è volta a sollecitare un tuo approfondimento, se lo vorrai, e quindi ad un migliore esercizio delle tue funzioni nel rispetto della tutela della salute dei cittadini. Come dire ognuno fa il suo ruolo, cosa che in questa città non avviene quasi mai, noi facciamo gli ambientalisti tu fai il Sindaco è dentro all'esercizio di questi ruoli che sta la diffida quindi niente di personale. Riguardo alla mia parte di polemiche, ti faccio notare che io non ho mai attaccato pubblicamente, a livello della vostra storia personale, ne te ne Laura Ruocco (Assessore all’Ambiente del Comune di Spezia ndr.) certo ho polemizzato e polemizzerò con voi ancora, se sarà per me necessario, nel merito delle questioni, anche duramente, ma questa è altra cosa rispetto alle accuse che hai rilasciato al Secolo. Cmq chiusa qui la questione sul punto.
Lasciami invece concludere però con una riflessione più generale, vista la rara occasione che ho di comunicare con te. Al di la dei limiti nelle scelte concrete della tua amministrazione e delle estremizzazioni degli ambientalisti non credi che anche sull'Enel (come è già successo su Tavolo per il PRP, sul Waterfront e sull'area IP) ci sia una scarsa attenzione della tua amministrazione sotto il profilo della qualità del vostro modo di comunicare e del vostro modo di coinvolgere gli stakeholders cittadini nei tempi e nei modi per garantire un coinvolgimento preventivo e consapevole alle scelte della tua amministrazione?  Mi piacerebbe fare una riflessione generale con te su questo aspetto, sugli errori che fate e continuate a fare, ho provato fino a qualche tempo fa a spiegarlo anche a Laura senza risultato, ma non so se riusciremo ad uscire dal gioco dei ruoli in cui ormai siamo schiacciati tutti in questa città incapace di produrre decisioni realmente partecipate ma soprattutto meditate.
C'è in voi decisori pubblici locali, tutti, un vizio di pensiero fondato sull'idea che la partecipazione quella vera faccia perdere tempo e che una volta eletto dai cittadini il Sindaco non abbia  più bisogno di verificare i suoi programmi ma al massimo comunicarli al pubblico con le solite assemblee di consultazione unilaterale (vedi Waterfront).
Forse questo modo di pensare non inficierà la tua rielezione ma di sicuro ridurrà la qualità delle decisioni della tua amministrazione e soprattutto produrrà dei cittadini confliggenti sempre peggiori e sempre meno disponibili al dialogo.  Non dimenticare mai:  chi ha il potere è colui che deve sempre fare la prima mossa di apertura all'esterno.
Saluti,
Marco Grondacci



13/9/2011: risponde Federici
Caro Marco,
effettivamente una riflessione di carattere generale può essermi di aiuto (specie in un momento nel quale non si riflette da nessuna parte). Riserviamoci, pertanto, questa opportunità prossimamente. Non voglio deviare dai punti che poni con le mie pseudo-macroanalisi, ma oggi ciò che vedo sottoposta a grave minaccia  è la democrazia rappresentativa, sotto schiaffo (e che schiaffi) da più parti. Credo sia in corso un tentativo di dimostrare che questa forma (presentata come una tra le tante) non è capace del governo delle cose complicate di questo secolo. E una parte, inconsapevole, in questo gioco la fanno anche alcune espressioni della società civile in nome della “vera democrazia”.
Detto questo, dalle nostre parti, creare condizioni per smentire qualche pregiudizio ogni tanto non guasterebbe. Voglio dire che la sensazione spesso è che ciò che si vuole davvero non è una costruttiva interlocuzione, uno spazio di coinvolgimento e opportunità di partecipazione ai processi e alle scelte, ma altro. Individuare e attenuare questo “altro” forse permetterebbe di aprire una pagina nuova nella crescita della qualità democratica in questa città. So che ce ne è bisogno. Il pendolo tra chiusure e finti contenitori partecipativi, tra demagoghi, saltimbanchi della ggente, seriosi professionisti della partecipazione e decisori pubblici diffidenti e respingenti  è un pendolo avvilente. Diciamo che è anche colpa nostra, seppure, visto il ruolo, di più mia.
Ti saluto
Massimo



13/9/2011: la mia risposta
Io penso in una battuta che la democrazia rappresentativa si salva se riconosce il conflitto come costitutivo della democrazia e su questo prova di volta in volta, conflitto per conflitto, a costruire modelli decisionali alternativi a quelli falsamente decisionisti (in realtà solo autoritari e inefficienti) che si sono instaurati da tempo anche dalle nostre parti e non mi riferisco in questo caso solo alla tua amministrazione ovviamente. Faccio un esempio proprio sulla questione Enel. La amministrazione avrebbe dovuto impostare il confronto con la città, con il consiglio comunale, con le altre istituzioni locali interessate (gli altri Comuni), in modo totalmente diverso e lo riassumo:
-          confrontarsi con il punto di vista di tutti gli altri soggetti (associazioni, consiglio comunale, circoscrizioni, altri Comuni) convocandoli all'inizio del procedimento e chiedere il loro punto di vista sulla questione
-          costruire delle proprie linee guida operative sulla questione e tornare al confronto con i soggetti di cui sopra
-          predisporre un documento di indirizzo politico e tecnico per i propri consulenti sulla base del quale incaricarli
-          ogni passaggio ed incontro formale avrebbe dovuto essere reso pubblico in anticipo, presentando report di preparazione con sintesi non tecniche e confrontando preventivamente il tutto con i soggetti di cui sopra
-          ogni conclusione di incontro con i relativi verbali andava resa pubblica, con appositi documenti anche  in versione di sintesi non tecnica,  immediatamente a tutti gli interessati
-          alla fine di questo percorso la amministrazione avrebbe dovuto presentare una proposta di parere sanitario e una proposta di convenzione socio economica mettendola a disposizione di tutti per osservazioni e momenti di confronto sia tecnici che politici.
-          a quel punto la amministrazione prendeva la sua decisione in autonomia come è giusto che sia in una democrazia rappresentativa ma sulla base di una istruttoria articolata e che aveva dato a tutti in tempo reale di intervenire per portare il proprio punto di vista ed interesse.

Questo è un esempio di modello che coniuga democrazia rappresentativa e gestione anticipata del conflitto.

Certo diciamoci la verità il problema non sono però solo le amministrazioni ma anche i soggetti confliggenti che spesso e volentieri non sono migliori di chi gestisce il potere, gli stessi ambientalisti hanno a volte dimostrato di non avere le idee chiare sul come ci si rapporta con una istituzione elettiva e non mi riferisco alle diffide, agli esposti e ai ricorsi, che secondo me sono  atti giusti e necessari per chi crede nella giustizia e nel rispetto della legge, ma in generale alla incapacità di capire che la questione della centrale Enel come le altre questioni ambientali del nostro territorio non sono solo un problema di milligrammi di inquinamento ma investono tre temi centrali della democrazia moderna:
1. il modo di usare il sapere soprattutto da parte del potere, per cui l'esperto  non deve più essere, nella logica del principio di precauzione, il  soggetto che valida gli asserti scientifici a supporto delle decisioni pubbliche o a rilevanza pubblica , ma piuttosto come soggetto che prima di tutto garantisce la credibilità sociale ai suddetti asserti scientifici sviluppandone gli aspetti di trasparenza delle fonti, di origine delle fonti, di descrizione di tesi alternative, di evidenziazione delle situazione di incertezza scientifica, di semplificazione del linguaggio e della comunicazione.
2. l’importanza del rispetto delle regole di democrazia da parte delle istituzioni,  di trasparenza e informazione, sulla distinzione delle funzioni e sulla gestione delle stesse.
3. Ma e qui veniamo al terzo punto perché c’è una incomprensione di questi aspetti anche da parte di comitati e associazioni ambientaliste? Perché dal versante società civile emerge spesso un disinteresse verso la crisi e la perdita di sovranità delle istituzioni pubbliche come pure di una riorganizzazione delle stesse, come se ci fosse una fuga verso un neocorporativismo comunitario e territoriale anti-istituzionale per principio.   In altri termini il terzo tema centrale è quello della responsabilità su come si sta dentro un conflitto e qui faccio un esempio e per il momento chiudo. Se l’obiettivo è, insieme a quello settoriale (il disinquinamento della centrale) anche e soprattutto quello di rafforzare e migliorare la sfera pubblica delle decisioni i soggetti organizzati della società civile devono porsi (siamo o no nell’epoca della sussidiarietà orizzontale) in una duplice ottica: confliggente su ciò che non condividono ma responsabilmente integrativa. Voglio dire che se le istituzioni non svolgono fin in fondo il punto 2 (regole su democrazia, trasparenza, distinzione ed esercizio delle funzioni) i soggetti configgenti devono operare anche con una logica integrativa/sostitutiva che aiuti la sfera pubblica a capire come svolgere i temi del punto 2. Faccio un esempio il Parere sanitario che il Comune deve rilasciare all’interno della procedura della nuova Autorizzazione Integrata Ambientale della centrale Enel. Io penso che se l’amministrazione  comunale non riesce a svolgere la sua funzione su questo punto in modo adeguato allora il movimento deve quanto meno costruire un indice ragionato di come deve essere questo parere; quindi non possiamo chiedere alla istituzione di esercitare le proprie funzioni se poi non sappiamo e/o vogliamo esercitare le nostre.
Un saluto,
Marco Grondacci



14/9/2011: la risposta di Federici
Come potevo facilmente aspettarmi, conoscendoti un pò, hai alzato l’asticella della discussione. Non credo, lo dico sinceramente, di riuscire a stare  a quelle altezze. La mia attività inaridisce e costringe a un pragmatismo talvolta eccessivo (anche se ha il pregio di porti in una sorta di panottico che ti permette di osservare a 360 gradi le cose). Cosa per niente positiva perché oggi sicuramente c’è molto bisogno di pensare e di pensiero.
Ribadisco una mia angoscia: la democrazia rappresentativa  si salva se riconosce il conflitto come costituivo ok, ma la democrazia non può essere solo fine, deve essere  anche mezzo.  Non solo il pensiero populista, ma anche tutto il filone di critica alla Politica, anche coloro che non fanno dell’antipolitica (che a mio parere è una copertura dell’antidemocrazia) di maniera,  cosa mettono al centro se non il tema dell’efficienza e soprattutto dell’efficacia dei sistemi democratici rappresentativi?  Lo sottolineo perché è uno degli aspetti del cortocircuito in corso non alla Spezia, ma ovunque. Dico ovunque perché non riesco a trovare modelli  di riferimento in altre zone d’Italia (e mi pare che spesso chi ci ha provato tra i decisori pubblici a fare il “vero democratico” poi si è visto costretto a rapide virate fino alle inversioni di marcia vere e proprie. Ma ora vediamo questo Pisapia..).  Dico questo perché mi pare che l’aver lasciato il campo a movimenti oppositivi senza se e senza ma non abbia aiutato i promotori della partecipazione ad assumere una soggettività riconosciuta e riconoscibile. Così è accaduto che la frammentazione corporativa, la logica conservativa, la naturale tendenza immobilistica, i grovigli di norme e di burocrazie, i veti incrociati del sistema politico italiano, etc etc  abbiano incentivato impostazioni decisionistiche, alcune antidemocratiche esplicitamente o populistiche, altre nate in difesa della residua autorevolezza delle funzioni espressione dei mandati elettivi. Lo so che sto semplificando e sto anche forzando il concetto, ma ti assicuro che nel panottico questi aspetti pesano abbastanza.
Il percorso che hai proposto sarebbe perfetto, in un sistema ben funzionante e strutturato dalla consapevolezza dei ruoli. Applicato così e a questa nostra realtà (di cui hai messo in risalto alcuni limiti coraggiosamente) rischia di produrre incertezza degli esiti e dei ruoli (sindaco, consiglio comunale, etc) specie se applicato a una così particolare procedura che è l’AIA. Forse ci sarebbe da pensare a una strada più che a un metodo perfetto, fatta di tappe intermedie, di apprendimenti collettivi e di reciprocità, di riacquisizione di filamenti di fiducia. Ma ora non so dirti se riusciremo mai anche solo a provarci.
Ora devo mollare, ma se la discussione non ti annoia troppo, proviamo a continuarla.
Ciao
Massimo



15/09/2011: la mia risposta
E' vero non è facile e come ti ho dimostrato nella mia precedente mail le condizioni oggettive non sono ottimali e mi riferisco anche alla mia parte ai movimenti soprattutto quelli ambientalisti. 
Quindi non è facile ma cavolo bisognerà pure provarci una volta e sul serio.
1. Fallito l'osservatorio su Acam
2. Fallito l'osservatorio sulle bonifiche
3. Fallito l'osservatorio sull'area IP
4. Fallito il Tavolo di confronto sull'attuazione del PRP
5. Mai avviato un confronto serio e organizzato sulla nuova AIA alla centrale Enel
6. Non accettato un modello di confronto (che in lungo documento ti avevo proposto oltre due anni fa ed al quale non hai mai risposto) sul nuovo Waterfront.

Tutti questi fallimenti od occasioni mancate non sono certo imputabili principalmente agli ambientalisti o ai cittadini, soprattutto sull'area IP e sul tavolo del PRP e poi sulla centrale Enel non si è voluto da parte delle amministrazioni (anche quelle precedenti alla tua) avviare un percorso vero di confronto. E credo che su questi fallimenti e sulle responsabilità andrebbe aperta anche una discussione seria sull'incapacità del livello burocratico di rapportarsi da funzionari pubblici, e non da autocrati, con i cittadini. E tu sai che su questo punto parlo con cognizione di causa visto che dentro le istituzioni ci sono stato e ho avuto modo di conoscerle bene.
Allora io credo fatta la tara delle difficoltà oggettive e dei limiti soggettivi di tutti, a me pare che ci sia proprio una reticenza delle amministrazioni e dei partiti di governo spezzini ad aprirsi a momenti di confronto veri. 
Avanzo una modesta proposta che riprende il tuo ragionamento sulle tappe intermedie di cui scrivi alla fine della tua ultima mail......  cominciamo a discutere su un bilancio degli errori fatti da tutti fino ad ora. Discutere sul passato (come tu sai almeno per formazione) da un lato è meno traumatico e dall'altro aiuta a comprendere meglio cosa fare per il presente e per il futuro.  Troviamo il luogo e i tempi giusti ma facciamolo e facciamolo non tra dieci anni ma ora.

Ciao,
Marco







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