lunedì 28 novembre 2011

Una legge regionale per valutare la sostenibilità dei piani urbanistici e non solo

Il gruppo consiliare regionale di SEL Liguria  ha presentato, con la collaborazione tecnico giuridica del sottoscritto,  un disegno di legge  per recepire finalmente nella nostra Regione la Direttiva 2001/42/CE e il relativo DLgs 152/2006 (Parte II) che la aveva recepita in Italia. 
Il testo del disegno di legge con la relazione introduttiva lo trovate qui . 

La Direttiva 2001/42/CE doveva essere recepita dal 2004, quindi in tutti questi anni nella nostra Regione, tranne qualche eccezione, moltissimi piani urbanistici e soprattutto moltissime varianti non sono state valutate adeguatamente sotto il profilo della loro sostenibilità ambientale e sociale. 

Contro questo disegno di legge è già partita la carica del ceto politico e burocratico che vuole posticipare ulteriormente il recepimento pieno e completo della VAS nel nostro ordinamento regionale.
Con un parere apposito il Consiglio delle Autonomie Locali della Liguria ha cercato di demolire il disegno di legge adducendo motivazioni politicamente dilatorie (attendiamo la nuova legge urbanistica regionale) e motivazioni giuridicamente risibili.
Per un’analisi delle controdeduzioni da me presentate al suddetto parere del Consiglio delle Automie Locali Liguri si veda qui .





Sui caratteri tecnico/giuridici della VAS sono più volte intervenuto anche su questo blog si veda qui e qui .

Ma al di la degli aspetti più strettamente tecnici i motivi per cui nella nostra Regione questa normativa comunitaria sulla VAS non è stata recepita sono anche e soprattutto politici e di cultura di governo.  E’ indiscutibile infatti che la VAS ha come caratteristica  fondamentale quella di cambiare profondamente il modo di definire contenuti e modalità di approvazione dei piani urbanistici rispetto alla vecchia logica che tanti disastri ha prodotto nell'uso del suolo soprattutto in Liguria.

La vecchia logica, tutt'ora in atto, consisteva e consiste in questi passaggi:
  1. gli obiettivi e le finalità del  piano sono definite a priori dai decisori (leggi Amministrazioni Comunali e/o  interessi forti degli investitori sul territorio);
  2. quindi la valutazione/pianificazione si limitava e si limita a regolamentare le destinazioni funzionali delle diverse aree e a giustificarle a posteriori sotto il profilo della sostenibilità;
  3. la partecipazione del pubblico era ed è finalizzata alle osservazioni a tutela di diritti e interessi legittimi di tipo proprietario e individuale, la comunità nel suo complesso e nella espressione di interessi generali e comuni era ed è tagliata fuori;
  4. le assemblee per i piani hanno una funzione di comunicazione unilaterale e non di coivolgimento attivo del pubblico fin dalla fase di elaborazione del preliminare di piano
Questa è la logica che è stata quasi sempre applicata, fino ad oggi, in Liguria. Si vedano esempi anche recenti del nostro territorio come il progetto Botta di Sarzana, la variante per il progetto di outlet di Brugnato, la variante di Tavolara a Sarzanza, la finta VAS del piano della nautica a Marinella e così vari piani e varianti generali a Comuni come quello di Follo, di Vezzano, di Ameglia.

Contro questa logica la VAS oltre a stabilire una metodologia alternativa della valutazione/elaborazione/approvazione del piano, introduce una filosofia di decisione del piano che porta dentro il potere il conflitto per un uso sostenibile del territorio, ponendo al centro i limiti dello sviluppo e la partecipazione della comunità locale.
E’ questo che spaventa sia il ceto politico che quello burocratico: spostare la elaborazione/valutazione/approvazione del piano dal “cielo della istituzione” alla terra dei bisogni della comunità locale nelle sue diverse articolazioni. 








Nessun commento:

Posta un commento